“LEGGE DI BILANCIO E DL FISCALE: I COMUNI NELLA MANOVRA FINANZIARIA”/ SE NE È PARLATO OGGI, IN UN CONVEGNO A PERUGIA, AL QUALE SONO INTERVENUTI IL PRESIDENTE DI ANCI UMBRIA, FRANCESCO DE REBOTTI E IL PRESIDENTE DI IFEL GUIDO CASTELLI
“Legge di bilancio e dl fiscale: i Comuni nella manovra finanziaria” è stato il tema dell’incontro, promosso da Anci Umbria in collaborazione con IFEL e Anci nazionale, che si è svolto questa mattina, nella sala del Consiglio della Provincia di Perugia.
Hanno, infatti, partecipato numerosi fra sindaci e assessori, presidenti dei Consigli comunali e consiglieri oltre che responsabili finanziari dei Comuni dell’Umbria.
“Nel dl fiscale – ha esordito il presidente di Anci Umbria, Francesco De Rebotti – c’è una grossa parte dell’azione di Anci, perché alcune delle richieste avanzate al governo dall’associazione sono state accolte. Altre non sono state recepite, ma Anci continuerà a fare il suo lavoro nell’interesse dei Comuni e dei cittadini. Nel decreto fiscale siamo riusciti a far inserire l’eliminazione di tutta una serie di vincoli, obblighi e tetti di spese che erano a carico delle amministrazioni locali da ben 9 anni”.
Per il presidente nazionale di Ifel, Guido Castelli la manovra avrà “effetti positivi sul rilancio degli investimenti, soprattutto in Umbria dove i Comuni non presentano elevati avanzi da spendere. Riprende, dunque, il normale flusso di trasferimenti statali. C’è una maggiore semplificazione degli adempimenti e il rientro, anche se scaglionato, di un taglio, la partita dei 563 milioni di euro, che i Comuni subivano e su cui Anci si è molto battuta. L’Umbria, dall’altro, è una piccola regione, formata da piccoli Comuni che continuano ad avere problemi di rigidità. Da sciogliere anche la questione della perequazione che non favorisce i piccoli Comuni”.
I lavori sono stati introdotti e coordinati dal sindaco di Amelia e vicepresidente di Anci Umbria, Laura Pernazza, la quale ha sottolineato “l’importanza dell’incontro, visti i cambiamenti che attenderanno le amministrazioni locali. Questo appuntamento dimostra anche la particolare attenzione che Anci Umbria, insieme a Ifel e Anci, ha posto sulla questione e, dunque, la sua vicinanza e il suo supporto concreto agli enti locali. Sappiamo bene quanto le leggi di bilancio comportino cambiamenti e, a volte, stravolgimenti nell’azione di governo locale e degli uffici ed è fondamentale comprendere, fin da subito e nel dettaglio, le principali novità”. La vicepresidente ha anche parlato positivamente del rapporto sugli indicatori dei rendiconti dei Comuni umbri, perché – ha commentato – “ci consente di analizzare le diverse realtà, non in uno spirito di competizione, ma di sano confronto fra amministratori, anche su come approcciarsi nel modo migliore ai vari problemi. Un’occasione, dunque, di crescita e ottimizzazione del lavoro”.
Simonetta Lumediluna, revisore contabile, è entrata nel merito degli “Indicatori dei rendiconti dei Comuni umbri a confronto”, un report realizzato da Anci Umbria, su incarico del Consiglio della autonomie locali dell’Umbria. Il report sarà presentato nella sua interezza nei prossimi mesi.
“L’analisi effettuata mettendo a confronto, per classi demografiche, alcuni indicatori sintetici dei rendiconti dei 92 Comuni della regione Umbria riferiti all’anno 2017, ha evidenziato che nelle classi di Comuni con popolazione superiore ai 5mila abitanti risulta, in generale, un maggior grado di realizzazione delle entrate correnti rispetto alle previsioni definitive di bilancio e quindi una migliore capacità gestionale e previsionale delle entrate. Inoltre, in queste classi si rileva una minore rigidità strutturale del bilancio, a volte imputabile anche a una esternalizzazione dei servizi. Al contrario, nelle classi di Comuni con popolazione inferiore ai 5mila abitanti ci sono più difficoltà nella realizzazione delle entrate; è presente una maggiore rigidità strutturale del bilancio e risultano minori esternalizzazioni dei servizi. Si evidenzia invece, rispetto alle classi di Comuni più grandi, una maggiore propensione agli investimenti, imputabile anche al fatto che nelle classi demografiche fino a 3.000 abitanti è presente la prevalenza dei Comuni colpiti dal sisma 2016”.
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