Bando Inps Home Care Premium, Gori e Spera: “A rischio il livello di prestazioni territoriali”
Il presidente di Anci Umbria e la coordinatrice della Consulta Welfare di Anci Umbria scrivono alla direzione regionale Umbria dell’Inps
Perugia, 17 aprile 2025 – “I termini del nuovo bando Inps Home Care Premium 2025-2028 rischiano di compromettere la continuità, la qualità e la prossimità di un sistema che ha permesso ai Comuni di garantire un livello di prestazioni territoriali in grado di supportare migliaia di persone con disabilità o non autosufficienti su tutto il territorio nazionale”. È questa la preoccupazione espressa da Federico Gori e Costanza Spera, rispettivamente, presidente di Anci Umbria e coordinatrice della Consulta Welfare di Anci Umbria, in una lettera inviata alla direzione regionale Umbria dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Inps), presieduta da Antonio Maria Di Marco Pizzongolo, e per conoscenza al presidente dell’Inps, Gabriele Fava, al direttore generale dell’Inps, Valeria Vittimberga, e al presidente Anci, Geatano Manfredi.
Il documento vuole esprimere la preoccupazione dei Comuni umbri in relazione ai termini contenuti nel nuovo bando Inps Home Care Premium che ha da sempre rappresentato per i le amministrazioni comunali uno strumento qualificato in grado di fornire un approccio integrato alla gestione delle misure rivolte al supporto della non autosufficienza.
“L’esclusione di interventi di carattere socioassistenziale non sanitario – sottolineano Gori e Spera – quali l’attività svolta da operatori socio-sanitari (Oss) e i servizi di Sollievo, in favore di prestazioni fornite esclusivamente da liberi professionisti iscritti a ordini, e non da enti del terzo settore, svuota il concetto stesso di ‘bisogno socioassistenziale’ compromettendo l’efficacia stessa del progetto. Ciò introduce l’obbligo per i beneficiari di anticipare i costi, incrementati per le tariffe professionali stabilite dagli ordini, delle prestazioni integrative e della prestazione prevalente (assistente familiare), vanificando così il modello innovativo di accreditamento che ha garantito l’accesso diretto ai servizi, senza anticipo economico, per centinaia di famiglie in difficoltà economica. Inoltre l’eliminazione dei Centri diurni per anziani e disabili tra le prestazioni integrative, comporta un impoverimento dell’offerta sociale e un impatto diretto sulla tenuta dei percorsi di inclusione e sollievo per le famiglie”.
“Lo scenario delineato dal nuovo bando – scrivono ancora il presidente e la coordinatrice di Anci Umbria – incrina pertanto la governance di un servizio riducendo il ruolo operativo dei Comuni da enti gestori a soggetti informati e di supporto nella fase di accreditamento dei liberi professionisti. Si tratta di un cambio di paradigma che non tiene conto dei bisogni espressi in questi anni dai beneficiari, snaturando un servizio di continuità assistenziale che rischia di avere importanti riflessi occupazionali nei territori”.
“In relazione a quanto evidenziato si chiede un’interlocuzione – concludono Gori e Spera – per rivalutare, attraverso un percorso partecipato con i Comuni, le condizioni previste dal nuovo bando, al fine di: salvaguardare l’impianto originario del progetto HCP fondato sulla domiciliarità e l’integrazione socio-sanitaria; tutelare il ruolo operativo dei Comuni come soggetti chiave nella gestione territoriale; garantire ai beneficiari modalità di accesso realmente inclusive, senza anticipi economici insostenibili e per la maggior parte dei casi non ne hanno le capacità economiche”.
La lettera si chiude affermando che anche Anci nazionale, a seguito di segnalazioni pervenute da molti Comuni italiani, ha provveduto ad inviare una nota in merito all’Istituto nazionale.