Chiusura di sportelli bancari: Anci Umbria scrive a Regione Umbria, Parlamentari umbri, Anci nazionale e associazioni di categoria

 

Gori e Toniaccini: “Il Pnrr spinge verso una implementazione di servizi, le banche chiudono gli sportelli. Per le banche, serve una inversione di tendenza”

 

In una lettera inviata alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, ai parlamentari umbri, agli assessori regionali, al presidente del Consiglio regionale, ai presidenti dei gruppi regionali, ad ABI, Banca d’Italia, alle associazioni di categoria, al presidente e al segretario Generale Anci, al coordinatore nazionale Piccoli Comuni, al responsabile Anci nazionale Piccoli Comuni, il presidente di Anci Umbria, Michele Toniaccini e il coordinatore dei Piccoli Comuni umbri, Federico Gori hanno segnalato “la preoccupante chiusura di servizi essenziali per le nostre comunità” evidenziando anche “le continue chiusure di servizi bancari, indispensabili ai cittadini e alle piccole e medie imprese che insistono e resistono nei nostri territori, con particolare riferimento alle aree interne. Si tratta di servizi indispensabili a mantenere un territorio attrattivo dal punto di vista turistico e imprenditoriale”.

Nella lettera si legge che “all’azione di noi Sindaci, finalizzata a una inversione di tendenza nell’esclusivo interesse delle nostre comunità, ora si sta unendo anche una importante protesta dal basso. Ciò che vogliamo evidenziare è che in nome di una incomprensibile razionalizzazione si calpestano i valori e le comunità che, fra l’altro, hanno consentito anche alle banche di crescere. Ci siamo persino sentiti dire che la pandemia non consentiva riaperture a regime, quando altri servizi essenziali, come gli alimentari, solo per citarne uno, non hanno mai chiuso, né ridotto i propri orari. I cittadini sono veramente stanchi di subire! Occorre che le Istituzioni, tutte, aprano una seria riflessione su questi temi che sono centrali per le nostre comunità e si attivi immediatamente un Tavolo di confronto con tutti i soggetti coinvolti, ma soprattutto si prenda una posizione forte e unitaria su questo importante tema, non lasciando ai soli sindaci il compito di fronteggiare problematiche così ampie e articolate. In un momento in cui si parla di ripresa, di Pnrr, di nuova pianificazione delle città e dei servizi, di riprogettazione delle aree interne considerate a pieno titolo una risorsa per lo sviluppo dell’Umbria, c’è ancora chi risponde con le razionalizzazioni di servizi e con le chiusure: è un controsenso. Fra l’altro, pensando proprio al Pnrr, al bonus 110, al Next Generation che richiedono, per imprese e cittadini, la possibilità di disporre di servizi bancari, la chiusura di questi sportelli, annunciata per lo più proprio nelle aree interne, potrebbe causare un impedimento e dunque arrecare un danno e, sicuramente, rappresentare una forma di discriminazione fra territori. Si pensi ai prelievi, ai bonifici e versamenti, anche come cassa continua, agli assegni e alla gestione dei percorsi finanziari. Pur consapevoli che, nel caso delle banche, queste decisioni possono sembrare legittime, in quanto trattasi di un sistema privato che liberamente sceglie le proprie strategie, tuttavia da parte nostra è doveroso evidenziare queste situazioni, i cui effetti si riversano sulla parte pubblica e sui cittadini. Una comunità senza servizi è una comunità che non può guardare al futuro. Si tratta di scelte private che tuttavia calpestano i diritti dei cittadini e che, nel lungo periodo, contribuiranno ancora di più allo spopolamento che già è iniziato in molte aree della nostra regione, a una fuga dei giovani, di imprenditori e investitori e dunque, anche a una penalizzazione di alcuni comuni rispetto ad altri. I sindaci dei piccoli comuni, delle aree interne stanno lavorando per restituire attrattività e funzioni a questi luoghi, ma queste chiusure contrastano con le nostre azioni e con gli indirizzi della Regione Umbria. Le conseguenze di questo scenario sarebbero molto gravi e influirebbero su tutto il territorio regionale. Un’ultima considerazione: spesso è stato risposto che i servizi ci sono attraverso il digitale. Sappiamo bene che in Umbria, fortunatamente, c’è una quota rilevante di popolazione anziana, cui non si può chiedere di utilizzare certe procedure informatiche, né di fare chilometri per raggiungere lo sportello bancario più vicino, tenendo conto anche della carenza e, in alcuni casi, totale assenza di trasporto pubblico locale. Anci Umbria auspica che la protesta iniziata dai Sindaci possa trovare riscontro e massimo supporto anche nelle Istituzioni e che, insieme, si possa arrivare a una soluzione per arrestare questa devastante serie di chiusure che minano lo sviluppo e la crescita dei nostri territori, dell’Umbria, proprio in una fase in cui, al contrario, ci viene chiesto di spingere l’acceleratore sulla ripartenza”.




L’Umbria si oppone alla chiusura delle filiali bancarie e unisce le forze Alla protesta del sindaco di Castel Ritaldi c’è anche Anci Umbria

Tutta l’Umbria unita contro la chiusura delle filiali di banca. E’ quanto accaduto questa mattina, a Castel Ritaldi dove, alla protesta promossa dal sindaco, Elisa Sabbatini, contro la chiusura della locale filiale della Banca Desio, c’era anche Anci Umbria.

Il presidente di Anci Umbria, Michele Toniaccini ha preso parte, insieme ad altri sindaci umbri, al presidio, promosso dal sindaco Sabbatini, alle 11.30 in Piazza Partigiani, nella Frazione de La Bruna. E’ intervenuto anche il segretario generale di Anci Umbria, Silvio Ranieri, il senatore Luca Briziarelli, il consigliere regionale Valerio Mancini, una rappresentanza del sindacato bancario della Fabi e della Uil e tanti cittadini.

“Quando chiude, in un comune, un servizio, essenziale o pubblico che sia – afferma il presidente Toniaccini – è una perdita per l’intera regione. La protesta si svolge a Castel Ritaldi, ma il problema delle chiusure, della desertificazione delle banche è drammaticamente diffusa, non solo in Umbria, ma in tutta Italia. Si stanno perdendo di vista i veri capisaldi delle nostre comunità che sono fatte di persone e servizi. La presenza di filiali bancarie è un servizio imprescindibile per il cittadino. La loro chiusura rappresenta un depauperamento intollerabile dei territori. Ciò è ancora più grave, perché la chiusura avviene soprattutto, ma non solo, in piccoli comuni, con una popolazione per lo più anziana, con collegamenti internet e di trasporto pubblico scarsi. In primo piano, c’è una questione di chiusura di servizi, ma non possiamo dimenticare che c’è anche una questione di posti di lavoro e, in un periodo così difficile, sotto tanti punti di vista, questo tipo di operazioni sono ancora più gravi. E, non da ultimo, c’è una questione sociale sui territori che va ben oltre qualunque tipo di logica e di politica si scelga di attuare”.

Il sindaco Elisa Sabbatini sta portando avanti la sua battaglia da mesi: “Ho cercato con i vertici della banca un dialogo e una risoluzione positiva per i nostri cittadini, per la nostra città e per quelle limitrofe, che non è arrivata. Ho promosso una raccolta firme contro la chiusura che è proseguita anche questa mattina. Le firme raccolte tra lo scorso lunedì mattina e questa mattina sono oltre 400. Mi sono appellata al buon senso di chi governa le banche, perché questo serve: il buon senso di non lasciare intere comunità isolate, piegate, private di quel minimo di servizi che contribuiscono a renderle competitive e attrattive, e che, insieme ad altri servizi, arrestano lo spopolamento. I piccoli comuni, che sono la maggioranza nel nostro paese, concorrono, con dignità e operosità, al prodotto interno lordo e sebbene siano piccoli per dimensioni, sono grandi per le potenzialità che possiedono ed esprimono. Essere piccoli non significa essere da meno delle grandi città, né avere meno diritti. Veniamo penalizzati ingiustamente e con questa protesta, unitamente alla raccolta firma, vogliamo riaffermare i nostri diritti”.

Perugia 22 maggio 2021